I COLORI DELL’AMORE 

 


Tanto tempo fa, quando la Terra ancora non aveva preso forma, esisteva soltanto il Mondo dell’Aria, popolato dai Pianeti, dalle Stelle e dagli altri Corpi Celesti.

Giorno e Sole, due fratelli dinamici ed esuberanti, vivevano dentro una soffice nuvola bianca. Uscivano sempre insieme, la mattina presto, e al loro passaggio tutti i Pianeti li salutavano gioiosi, mentre il cielo si illuminava e si tingeva d’azzurro. Giorno era un ragazzone alto e muscoloso, con gli occhi chiari e la testa piena di riccioli biondi; Sole era basso e tondo, aveva lo sguardo vivace e un sorriso dolce e sempre acceso.

Molto lontano, nascoste in una nuvola scura, abitavano Notte e Luna, due sorelle bellissime. Notte trascorreva la giornata dipingendo con gli unici colori che il Mondo dell’Aria le aveva destinato: il nero e il blu. Luna le sedeva accanto, con la sua pelle chiara e i capelli argentati, e le raccontava splendide storie d’amore.

Quando Giorno e Sole rientravano nella loro nuvola per riposare e i Pianeti si addormentavano stanchi, le tenebre ricoprivano il cielo; Notte, allora, usciva in punta di piedi, e si divertiva a dipingerlo con grandi pennellate blu. Luna camminava accanto a lei, spargendo a ogni passo una manciata di piccole stelle luccicanti, e tutto il firmamento, nel vederle passare, sospirava palpitante, incantato da tanta meraviglia.

Nel Mondo dell’Aria, la luce e il buio si susseguivano secondo una legge ben precisa: Giorno e Notte non avrebbero mai dovuto incontrarsi. Se si fossero avvicinati troppo l’uno all’altra, il mondo avrebbe perso il suo equilibrio, con conseguenze catastrofiche.

Per evitare ogni rischio, l’Assemblea dei Corpi Celesti aveva incaricato Vento, il più forte degli abitanti del Mondo dell’Aria, di vigilare sull’osservanza della legge.

Anno dopo anno, chiusa nella sua nuvola, Notte ascoltava l’eco delle risate dei Pianeti, che si rincorrevano liberi e felici nel cielo luminoso, giocando a nascondino con Giorno, che in tutta quella luce non riusciva a vederli, e rideva come un matto. Finché una sera, seduta davanti al suo cavalletto, la fanciulla provò un sentimento nuovo, tanto sconosciuto quanto potente: era qualcosa di simile alla tristezza, una sottile malinconia. Posò il pennello e inclinò la testa, inseguendo un’immagine che vorticava nella sua mente e che non riusciva a fermare.

Poi si voltò verso la sorella, che, ignara di tutto, stava leggendo ad alta voce una lunga poesia. «Chissà com’è il mondo, là fuori, quando l’aria si tinge d’azzurro e Sole riscalda il cielo con il suo calore, mentre Giorno lo riempie di energia e di vita…»

Luna la guardò dritto negli occhi e scosse la testa. «Scommetto che è stato Vento a metterti in testa questi pensieri.»

Notte annuì. «Quando passa di qui mi racconta tutto quello che accade nelle ore di luce. Dev’essere così bello… Quando cala il buio, i Pianeti si addormentano e non c’è nessuno che possa parlare con me. Almeno potessi incontrare Giorno!» Gli occhi di Notte si riempirono di lacrime. Guardò la sorella e nascose il viso tra le mani. «Sono stanca, tanto stanca. Sempre chiusa dentro a questa nuvola… Non ce la faccio più!»

Luna le accarezzò i capelli. «Sorella cara, è vero, la nostra non è una vita facile. Non possiamo camminare nella luce, attraversando le distese celesti; viviamo nell’ombra e non conosciamo il calore di Sole. Ma abbiamo un grande privilegio: portiamo nel mondo l’essenziale.»

«L’essenziale?»

«Certo, sorellina. Ciò che rende la vita un privilegio e non un’inutile corsa: la pace del silenzio per imparare a calmare la mente, la profondità del buio per riuscire a guardarsi dentro, e la magia di un cielo stellato per conoscere la meraviglia.»

Notte sospirò, la testa china e le mani sul viso. Luna aveva ragione, ma il desiderio di vedere la luce, di incontrare Giorno e di parlare con gli altri abitanti del Mondo dell’Aria non l’abbandonò.

Notte, con il passare del tempo, diventava sempre più silenziosa e malinconica, finché una tristezza cupa e inconsolabile avvolse ogni angolo del suo cuore. Un’oscurità impenetrabile sommerse il Mondo dell’Aria, e Sole, la mattina, non riusciva più a imporre la sua luce su quella tavola così spessa e nera.

Giorno, chiuso nella sua nuvola, trascorreva il tempo chiacchierando con suo fratello. Voleva uscire, ma con tutto quel buio non avrebbe saputo dove andare.

Ben presto, tuttavia, si stancò di quella vita così monotona e decise di rivolgersi a Luna per cercare di capire cosa stesse succedendo.

Non sapendo dove trovarla, la chiamò forte. «Luna, mi puoi sentire? Il cielo è diventato troppo scuro e Sole non riesce più a portare la sua luce nel Mondo dell’Aria. È accaduto qualcosa?»

Poi rimase in ascolto, immerso nel silenzio.

Poco dopo, la voce melodiosa di Luna risuonò nell’aria. «Mia sorella è molto triste e la sua tristezza ha allagato il cielo.»

«Luna! Dove sei?»

«Sto arrivando da te. Continua a parlare, seguirò il suono della tua voce e ti raggiungerò.»

«Per quale motivo Notte è così triste?»

«Per molti anni ha ascoltato le tue parole risuonare tra le nuvole… avrebbe voluto uscire, incontrarti, ridere con te e con i Pianeti. Ma è condannata a vivere nell’oscurità, senza amici e senza gioia.»

Giorno abbassò lo sguardo. Eppure doveva esserci una soluzione. «Se provassi ad andare da lei? Potremmo chiacchierare un po’… Mi terrò alla giusta distanza, non ci vedremo e non staremo vicini, lo prometto.»

Luna ci pensò su per un lungo istante. «È la nostra unica possibilità. Ma dovrai fare molta attenzione.»

«Andrà tutto bene, vedrai. Ma ora dimmi, come posso fare per trovarla? Non so muovermi nell’oscurità! Illuminerai tu il mio cammino?»

Luna si fece piccola piccola e abbassò lo sguardo. «Il cielo è diventato troppo scuro anche per me.» Poi un bagliore le rischiarò il viso. «Ma… forse c’è un modo per farti arrivare da lei.»

Giunta davanti a Giorno, respirò profondamente, chiuse gli occhi e si illuminò di una splendida luce argentata. Quindi, con un’ampia giravolta, sparse nel cielo migliaia di stelle, che si allinearono formando un lungo sentiero scintillante.

«Segui la strada, ma cammina più veloce che puoi! Il chiarore delle stelle non durerà a lungo: la tristezza di Notte è molto potente e presto l’oscurità prenderà il sopravvento. Corri, vai!»

Giorno le sorrise e si apprestò a partire, ma prima di mettersi in viaggio si fermò un istante a contemplare quella scia luminosa che solcava il cielo come un sottile nastro d’argento. Incantato dalla bellezza delle stelle, si chinò a raccoglierne una. La tenne un poco tra le mani, poi la infilò nello zaino e si mise in cammino.

Giorno non aveva mai visto un cielo così nero, ma non aveva paura. Attraversò nuvole dense e tenebrose, percorse molte miglia, tenendo gli occhi ben puntati sul sentiero di luce che si stendeva ai suoi piedi. Ma il viaggio era lungo e dopo alcune ore le stelle cominciarono a spegnersi, una dopo l’altra, finché il cielo tornò spesso e scuro.

Giorno non si scoraggiò e procedette a grandi passi, ma presto comprese che continuando a camminare nel buio avrebbe rischiato di perdere la strada. Allora si ricordò della stellina luminosa che aveva raccolto prima di partire. Aprì lo zaino. Brillava ancora, quel poco che bastava a illuminare un piccolo scampolo di cielo. La sollevò con due dita e l’appoggiò sul palmo della mano. Poi sollevò il capo, pronto a ripartire.

Fu allora che la vide: Notte si trovava proprio di fronte a lui. Si guardarono. Erano così diversi, eppure compresero immediatamente che si sarebbero amati per sempre.

Giorno, perso negli occhi scuri della ragazza, non riusciva a parlare. Notte gli sorrise, poi si guardò intorno e gli fece segno con la mano. «Guarda che spettacolo…» L’emozione le smorzava la voce. Le stelle si erano accese tutte insieme e danzavano leggere nel cielo, in una festa di luce.

Giorno era confuso, il cuore gli scoppiava nel petto. “È questo l’amore?” si chiese.

Osservò la sua stellina, che brillava ancora sopra il palmo della mano, e con un soffio la fece volare. La stella volteggiò nell’aria e andò a posarsi tra i lunghi capelli di Notte, illuminando il suo sorriso. «Dimenticherai la tristezza, dolce Notte. Conoscerai la gioia e il calore, l’entusiasmo e la leggerezza. Il mio amore sarà un’esplosione di luce e di vita.»

La fanciulla prese la stella tra le mani e con un soffio leggero la fece volare sopra il cuore di Giorno. «Ti insegnerò la dolcezza, lo scorrere lento del tempo, la meraviglia. Il mio amore sarà rifugio, sarà il tuo luogo felice, lontano dalla fatica e dal rumore.»

Giorno le sfiorò il viso con la mano. Notte chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel sentimento nuovo, misterioso e travolgente, chiamato amore.

In quel momento, tutte le stelle si spensero e il cielo tornò scuro. L’aria intorno ai due giovani cominciò a tremare e Giorno venne investito da un violento tornado che lo sollevò e lo scaraventò lontano.

La voce rauca e minacciosa di Vento risuonò nell’aria: «Allontanatevi subito! Siete il Giorno e la Notte: l’uno esclude l’altra!»

Giorno si alzò e, lottando con tutte le sue forze, cercò di avvicinarsi a Notte.

Ma Vento, infuriato, divenne ancora più impetuoso. Avvolse Giorno con le sue braccia forti e lo sospinse indietro, per molte miglia, finché il giovane si ritrovò sulla soglia della sua nuvola bianca, dove suo fratello, preoccupato, lo stava aspettando.

«Così ti sei innamorato?» Sole si sedette accanto a lui, cercando di consolarlo.

«È stato inevitabile. E adesso come posso fare? Vento non mi permetterà mai di restare con lei. E l’Assemblea dei Corpi Celesti non modificherà di certo le sue leggi.»

Sole scuoteva la testa, pensieroso. A un tratto si alzò in piedi. «Non ti ho mai visto così affranto, devi amarla moltissimo. Chiamerò Vento e proverò a convincerlo.»

Vento arrivò poco dopo, ma sembrava irremovibile. «Giorno e Notte non possono amarsi. È la legge. Sarò costretto a dividerli ogni volta che si avvicineranno.»

Sole sospirò. «Facciamo un patto. Giorno e Notte continueranno ad alternarsi nel cielo. Giorno porterà la luce, e il primo bagliore del mattino si chiamerà “alba”. Notte le tenebre, e la prima ombra della sera si chiamerà “tramonto”. Ma, a ogni alba e a ogni tramonto, Giorno e Notte si incontreranno. Il loro amore saprà nutrirsi di quei pochi, intensissimi istanti.»

Vento convocò l’Assemblea dei Corpi Celesti, che, dopo una lunga discussione, acconsentì. E il patto fu concluso.

Da allora, all’alba e al tramonto, Giorno e Notte si incontrano, in un dolce momento d’amore. La luce si mescola con il buio e il cielo sorride felice, tingendosi di mille sfavillanti colori.