INTRALCI ORDINARI
Al banco gastronomia del supermercato, come al solito, c’è una gran coda. Guardo l’orologio. È l’ora di pranzo, devo andare a casa, mangiare qualcosa e tornare al lavoro. Il display luminoso segna il numero 92. La prossima sono io. Ma prima di me c’è lui: “l’uomo del supermercato”. Si avvicina al bancone con il cellulare in mano. Cerco di capire se ci ha scritto sopra la lista della spesa o se sta chattando con qualcuno. Compra di tutto: etti su etti di salumi, pane, pizza, pasta ripiena e formaggi. Sposta la testa da un lato all’altro della vetrina, con gli occhi attenti e pieni di desiderio, come un bambino davanti a una montagna di caramelle. A un tratto si blocca. Immagino abbia finito, ma all’ultimo minuto scorge il vassoio con l’insalata di mare e ne acquista mezzo chilo. Poi, grazie al cielo, se ne va.
Al mio turno chiedo un etto di bresaola e un panino integrale. Afferro al volo due pacchetti di surgelati e corro alla cassa. Lui è di nuovo davanti a me. Il suo carrello è stracolmo. Guarda il mio cestino mezzo vuoto, con aria di sufficienza. Non mi invita a passare avanti. In fondo sarebbe stato soltanto un gesto gentile, ma attenderò pazientemente. Ho detto pazientemente, ma non sono una santa! Potrebbe anche sbrigarsi un po’, accidenti. Ripone la carta di credito nel portafoglio e si avvia verso l’uscita. Devo fare alla svelta e superarlo al volo, non sia mai che arrivi in garage prima di me.
Pago e mi dirigo spedita verso la macchina. Ingrano la marcia, ma un’automobile grigia mi si piazza davanti. È lui. E chi altro poteva essere! Percorre pochi metri, frena e si ferma. Bene, ora lo sorpasso. E invece no, riparte senza mettere la freccia e per poco non ci finisco contro. Mi scappa un’imprecazione.
Arriviamo all’uscita. Cerca il biglietto del parcheggio, lo trova (meno male), ma non riesce a sbloccare la sbarra. Lo sapevo! Calma, devo mantenere la calma. Finalmente imbocca la rampa. Lo seguo. Arrivato in cima, si ferma di nuovo. Non passano macchine, non c'è anima viva. Perché non parte? Intravedo la sua figura. Sta mangiucchiando qualcosa. Ma proprio adesso? Ho comprato i surgelati! Suono il clacson. Non mi dà nemmeno la soddisfazione di guardare nello specchietto retrovisore. Finalmente si sposta di lato, mi accosto alla sua automobile per guadagnare l'uscita e lo guardo male. Lo so che non gli faccio alcuna paura, ma la morte è donna, potrei sempre ripensarci e tornare indietro a cercarlo!