Autore: Viola Ardone
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2019
N. Pagine: 248
ISBN: 9788806242329
Autore: Viola Ardone
Editore: Einaudi
Data di pubblicazione: 2019
N. Pagine: 248
ISBN: 9788806242329
Viola Ardone - Il treno dei bambini
«L’amore ha tante facce, non solo quella che pensate voi.. Per esempio, stare qua sopra in mezzo a tante pesti scatenate non è amore? E le mamme vostre che vi hanno fatto salire sul treno per andare lontano, a Bologna, a Rimini, a Modena… non è amore pure questo?»
Siamo nel secondo dopoguerra. Amerigo ha sette anni e vive a Napoli con la madre Antonietta, una donna concreta, poco avvezza alle manifestazioni d’affetto, che tira avanti come può, tra fatica e stenti.
Amerigo è un ragazzino sveglio e intelligente, ma a scuola non ci vuole più andare, perché prende le “scoppole sulla testa”; così va a “imparare una fatica”: raccoglie gli stracci vecchi casa per casa, o dai bidoni dell’immondizia, e li porta al mercato, da Capa ‘e fierro. «Guardo le scarpe della gente. Scarpa sana: un punto; scarpa bucata: perdo un punto. Senza scarpe: zero punti. Scarpe nuove: stella premio. Io scarpe mie non ne ho avute mai, porto quelle degli altri e mi fanno sempre male.»
La mamma di Amerigo decide di farlo partire su uno dei treni organizzati dal Partito Comunista e diretti al Nord e Centro Italia, dove i bambini più bisognosi vengono accolti da famiglie benestanti, per un periodo di tempo più o meno lungo.
Amerigo affronta il viaggio con un po’ di timore: «Da quando si è saputo il fatto dei treni, dentro al vicolo abbiamo perso la pace. Ognuno dice una cosa diversa: chi sa che ci venderanno e ci manderanno all’America per faticare, chi dice che andremo in Russia e ci metteranno nei forni, chi ha sentito che partono solo le creature malamenti e quelle buone se le tengono le mamme, chi non se ne fotte proprio e continua come se niente fosse, perché è ignorante assai.»
Amerigo viene ospitato dalla signora Derna, una donna che vive sola, e viene introdotto nella sua famiglia: la cugina Rosa e suo marito Alcide, che ripara strumenti musicali, e i loro tre figli, dal nome un po’ particolare: Rivo, Luzio e Nario. Amerigo è accolto come un figlio, conosce il calore della famiglia, la serenità di una vita normale e la passione per il violino. Il ritorno a Napoli è difficile, Amerigo fatica a riprendere la vita di prima, si sente spezzato in due, diviso tra le proprie radici e il sogno di una vita migliore. E quando scopre che la madre ha venduto il violino che Alcide gli aveva regalato per il suo compleanno, prende una decisione e la sua vita cambierà per sempre.
Amerigo rimane nel cuore, con la sua “tristezza nella pancia”, con i suoi timori, con la sua passione per la musica, con quel suo immenso bisogno di amare e di sentirsi amato, con il suo stupore davanti al mondo. Lo ritroveremo adulto, nella parte finale del romanzo, in alcune pagine introspettive e profonde, nelle quali, affermato violinista, riflette sulla propria vita e sulle proprie scelte: «Mi torna in mente l’odore di Derna, quando alla fermata della corriera per Modena mi accolse nel suo cappotto. E ho paura. La mia mano, che fino a ora era stata abile solo nel manovrare l’archetto di un violino, può essere uno strumento capace di consolare e dare forza. È un potere così grande che non sono sicuro di saperlo usare.»
Un romanzo intenso e commovente, nel quale viene trattato il tema del distacco, della separazione, dell’accoglienza e della solidarietà, della speranza.
Da leggere.